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Il ponte della Sanità che sovrasta l’omonimo rione, lungo 118 metri e dotato di sei arcate, unisce due importanti strade della città, via Santa Teresa degli Scalzi e corso Amedeo di Savoia, originariamente unite sotto il nome di corso Napoleone.

Un collegamento tra Capodimonte e il centro storico

L’idea di costruire il ponte nacque dalla necessità di collegare la Reggia di Capodimonte al centro cittadino, separati dalla ripida contrada del Casciello, colle dove si ergeva la chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. A Giuseppe Bonaparte si deve il merito di aver emanato una nuova politica infrastrutturale facendo partire i lavori tra il 1806 e il 1807, portati avanti dal suo successore Gioacchino Murat che completò la costruzione dell’ampio e scorrevole corso Napoleone. Per proseguire il percorso verso la reggia, diventata residenza reale, era necessario scavalcare il vuoto del vallone della Sanità: da qui la costruzione del ponte, progettato dall’architetto napoletano Nicola Leandro. La realizzazione del progetto, tuttavia, era ostacolata dalla presenza del seicentesco complesso di Santa Maria della Sanità e, in particolare, dei suoi due chiostri, il maggiore e il minore. Il primo, di forma rettangolare, fu raso al suolo, mentre il secondo, di forma ovale, fu notevolmente compromesso. Inoltre, nell’ottica della politica di cancellazione degli ordini monastici, volta ad incamerarne nello stato gli ingenti beni, l’intero monastero fu soppresso. Nel 1809 terminarono ufficialmente i lavori per la realizzazione del ponte.

La coraggiosa storia di Lenuccia, eroina del popolo

Il ponte della Sanità è diventato successivamente emblema di resistenza e liberazione: durante le quattro giornate di Napoli del 1943, i tedeschi, costretti alla ritirata dalla sommossa popolare, decisero di minare il ponte per tagliare qualsiasi collegamento con la zona nord della città. A salvarlo dalla distruzione il 29 settembre fu Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, alla quale è stato dedicato il ponte, che oggi porta il suo nome.

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” Il bambino morto stava all’impiedi, fermo all’incrocio tra Santa Teresa e il Museo”

Leggenda vuole che molte persone si siano suicidate gettandosi da questo ponte, soprattutto giovani ragazze sedotte e abbandonate, i cui lamenti sarebbero udibili nelle notti buie e tempestose. Si dice inoltre che le inferriate poste davanti al ponte state costruite nel 1880 proprio per evitare il suicidio, divenuto un fenomeno ormai abituale tra le giovani napoletane. Vittima del fascino suggestivo delle leggende del luogo è il celebre scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, il quale ha inaugurato la saga del commissario Ricciardi citando proprio la zona di Santa Teresa, dove si trova, immobile, uno dei tanti fantasmi che popolano le sue visioni.

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Source: grande napoli